Lettera di Enzo

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Mercoledì 10 Luglio 2013 20:57

Cari amici,

 

 

Il tempo passa talmente veloce che faccio fatica ad accorgermene. Qui non vado avanti sfogliando il calendario ma passo da un appuntamento all’altro: da una distribuzione di miglio alla successiva, da un incontro con i maestri della nostra scuola all’atro, da un "grande mercato" all’altro e solo allora mi accorgo che sono passate due settimane o un mese.

 

Voglio raccontarvi alcuni piccoli episodi di "quotidianità" per immergervi in quelle che sono le mie giornate in Burkina.

Due giorni fa, i maestri della nostra scuola, sono venuti a dirmi che sono contenti di potermi comunicare che "l’esame bianco" (un finto esame ma fatto sotto controllo dell’Ispezione Scolastica, cui vengono sottoposte le classi che poi si presenteranno all’esame vero e proprio) ha visto la nostra scuola al terzo posto su 22 della Circoscrizione. Sono soddisfazioni che desidero veramente condividere con voi perché senza di voi tante cose non potrebbero e non sarebbero state fatte e, purtroppo, tanti ragazzi non saprebbero, ancora oggi, né leggere né scrivere.

L’altro giorno mi si avvicina un ragazzone alto e robusto che mi saluta: "bonjour tonton!" (tonton è un termine affettuoso che qui si usa al posto di "zio") e devo guardarlo e riguardarlo bene per riconoscerlo. E’ Charles, quel ragazzino piccolo e fragile che tanti anni fa abbiamo trovato abbandonato e che le mamme del CREN hanno allevato, a rate, ma lo hanno fatto diventare un bel ragazzone. Ho detto "a rate" perché quando troviamo un bambino abbandonato, (come l’ultimo di cinque giorni fa), lo affidiamo alle mamme del CREN che, assieme alle nonne che vivono con noi al Centro, se lo passano dall’una all’altra, a turno, e lo allevano come fosse un figlio loro. In effetti, qui i bambini hanno il papà e la mamma naturali, ma vivono tutti insieme e ogni papà ed ogni mamma sono il papà e la mamma di tutti. Vi dicevo che cinque giorni fa il guardiano di notte, mentre, terminato il suo turno, se ne stava andando a casa, ha trovato a ridosso del muro del Centro un fagotto contenente un maschietto di circa un anno. Ci ha chiamati e lo abbiamo portato in casa. Non aveva lesioni o malformazioni ma solo una fame da lupo. Gli è stato dato da mangiare, le donne del CREN lo hanno lavato, rivestito e unto con il burro di karité (qui lo usano tutti e pare che faccia molto bene alla pelle) e poi Clarisse lo ha portato al Ministero dell’Azione Sociale e della Famiglia per dichiarare il suo ritrovamento. Ci hanno detto grazie e, in attesa di trovargli una sistemazione (che non sarà mai trovata) ci hanno chiesto di occuparci di lui. Sono tante le bocche che sfamate con il vostro aiuto: una di più non ci si accorge neppure che ci sia! Mi vergogno a dirlo ma è la verità, non ricordo che nome gli hanno dato !! Sapete: tenere a mente i nomi che vengono dati in queste occasioni non è facile perché non si tratta di un Antonio o Francesco o Mario ma di nomi in lingua tradizionale che hanno sempre un significato. Ad esempio: Oliboulo vuol dire "venuto con la pioggia".

In questo momento i villaggi, durante il giorno, sono vuoti perché tutti sono nei campi a seminare il miglio. Giovani o anziani, maschi o femmine, nessuno si tira indietro perché sanno che da questo loro lavoro dipende la consistenza futura del granaio. Al mattino sono gli anziani che si svegliano per primi ed escono dalla capanna per guardare il cielo e vedere, intuire e sperare che la pioggia non sia lontana oppure che non piova perché adesso c’è bisogno di sole.

I contadini hanno seminato e le piantine di miglio sono già spuntate. Adesso aspettano che lo Wennah (Dio) faccia la sua parte inviando il caldo del sole e l’umidità della pioggia in maniera alterna in modo che esse possano crescere rapidamente e dare buoni frutti. Tutte le preoccupazioni sono rivolte al raccolto e le preghiere alla "madre terra"perché non abbandoni i propri figli e li faccia morire di fame. Il rapporto che ha la nostra gente con la madre terra è veramente una cosa che non può non stupire. Quando seppelliscono qualcuno, l’augurio che viene fatto è "che le terra ti sia leggera" e nel dire questo versano "alla madre terra" dell’acqua nella quale è stato fatto macerare del miglio: i due elementi che costituiscono la base dell’alimentazione.

Questo è anche il momento in cui non c’è tempo di ammalarsi, bisogna lavorare, zappare, arare, coltivare e poi raccogliere. Ecco, dopo aver raccolto e riempito i granai (ottobre/novembre) ci si può anche ammalare, prima no! Questa è anche una delle ragioni per cui quando gli ammalati arrivano per domandare di essere curati, sono sempre in cattive condizioni. Un’altra ragione è quella che appena sentono un dolorino o una fitta da qualche parte pensano di essere ammalati e quindi devono curarsi, ma il termine "curarsi" viene immediatamente associato a "ricetta" "farmacia" "medicine" "pagare!" E qui si fermano e molto spesso fanno dietro front e rientrano a casa dimenticando l’ammalato, la malattia e le medicine.

Il Centro va avanti bene, con il suo ritmo di sempre anche se rallentato, ma siamo riusciti a ridurre al minimo il disagio creato dal momento difficile nel quale ci troviamo. La cosa che mi fa male è il dover dire NO a chi non ti chiede che un po’ di cibo, una maglietta o un paio di ciabatte, o il poter mandare a scuola il figlio o curare una persona della famiglia. Fortunatamente c’è Qualcuno che, nonostante tutto ci fa arrivare il Suo aiuto anche dove altri non arrivano o non vogliono arrivare. Spero che, piano piano, con l’aiuto di tutti riprenderemo ad aiutare quelli che oggi non riusciamo a sostenere. Mi auguro che le famiglie che non hanno potuto continuare, un giorno possano tornare a far parte della nostra grande famiglia e insieme continuare ad aiutare i nostri fratelli dalla pelle scura. Lasciatemi fare un appello a tutti voi. Se, parlando con gli amici o i parenti, notate che ci potrebbe essere qualcuno disposto a dare una mano a quelli che sono stati esclusi, sostituendosi a chi non ha potuto continuare, aiutatelo a prendere la decisione. A fare del bene non si riceverà mai del male in cambio.

A coloro che hanno dei bambini in adozione faccio sapere che, piano piano, un po’ per giorno, farò la traduzione delle letterine che hanno preparato per voi e che sono qui nel mio ufficio. Poi ve le manderò sperando che vi faccia piacere riceverle.

Vorrei dirvi ancora tante cose ma spero di potervi incontrare se verrò in Italia. Sappiate comunque che vi vogliamo bene e vi siamo grati per l’affetto che avete per i nostri bambini per gli anziani e per le famiglie. Vi abbraccio con affetto e vi dico"Vogliamoci sempre bene!!"

Enzo

 

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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 10 Luglio 2013 21:03) Scritto da Administrator