Domenica mattina guido

Attenzione: apre in una nuova finestra. PDFStampaE-mail

Martedì 27 Ottobre 2015 20:55

Mattina, sveglia presto per approfittare della temperatura più mite e per entrare nel clima burkinabè.  Facciamo un giro nella Brousse alla ricerca di vecchie conoscenze e di qualche sapore locale. Appena usciti dal centro, il caldo ti avvolge con tutta la sua forza dando a noi, non abituati al clima, un senso di torpore dal quale devi reagire immediatamente. Un po’ d’acqua in testa un foulard per coprire il capo e via nella brousse.

Basta girare l’angolo del centro per ritrovarti immediatamente immerso in un universo completamente diverso da quello protetto della struttura Oasis. Concessioni agricole e campi riempiono l’orizzonte lontano e piatto del bassopiano saheliano. Mondi vicini nello spazio, ma lontani nel modo di rapportarsi alla vita. Tempi rallentati, ritmi, che vanno  all’unisono con la natura che ci circonda sono parte integrante dell’esperienza burkinabè, che corre, anzi cammina con modalità nuove e differenti Campi di brousse a destra, campi di brousse a sinistra e davanti a noi….

I campi di brousse sono i più difficili e faticosi da coltivare, nel chiuso degli orti di famiglia, protetti dalle frasche e dagli alberi da frutta, la fatica è meno evidente, ma nel pieno del sole della mattina, il sudore scende copioso e la fatica è li, visibile in tutta la sua manifestazione.  Vedere ragazzi, a volte bambini chini sulla terra con le piccole zappette, o bambini armati di pala e carretto con argilla per la costruzione di mattoni sono immagini che inquietano. Noi non siamo abituati a quello che definiamo lavoro minorile e la ribellione interiore per quello che definiamo un’ingiustizia è forte. Ho incontrato un bambino di 9 anni con un carretto e la pala intento a trasportare il materiale per costruire i mattoni e vi assicuro che farlo a 35 gradi, sotto il sole non è proprio una passeggiata. Lo stesso si dica per la coltivazione delle arachidi. Zappare la terra dura e polverosa del sahel è davvero un’impresa e strappare i radicamenti delle arachidi al terreno è una piccola impresa che merita onore.  Me ne hanno regalato un paio di mazzi e oggi, mentre sto scrivendo, me le sto gustando tostate in padella.

Il lavoro dei ragazzi qui però assume un’altra dimensione, lavorare e contribuire all’economia domestica è naturale fin dalla più tenera infanzia. Prima o dopo la scuola è normale portare le bestie al pascolo o raccogliere i frutti dell’orto di casa, magari strappando le erbacce infestanti, com’è normale, se il padre è muratore, aiutarlo nel “tempo libero” a impastare il cemento e a costruire mattoni per la realizzazione di un’opera. Insomma quello che da noi è sempre deprecabile, spesso in paesi come il Burkina acquista un’altra dimensione: la compartecipazione familiare.

Ovviamente questo esclude qualsiasi episodio di sfruttamento e di non rispetto del diritto all’infanzia, ma capire quale sia il confine tra l’uno e l’altro campo è a volte davvero molto difficile. Forse siamo noi che abbiamo iniziato a dimenticare che il diritto all’infanzia passa anche attraverso il diritto dovere e all’educazione. Non è facendo crescere i nostri figli come Pascià in una cupola di vetro che li prepariamo alla vita.

Ieri ho incontrato alcuni dei ragazzi che negli anni abbiamo aiutato a studiare e che oggi frequentano corsi di studio superiori o universitari. Loro erano proprio quelli che il pomeriggio, quando tornavano dalla scuola del Centro o nei villaggi, aiutavano i genitori nei campi o nei pascoli. Ebbene, oggi stanno realizzando i loro sogni attraverso lo studio e la cultura e sono davvero l’anima del cambiamento di una comunità e di un paese che cresce. Hanno imparato che con l’impegno e la fatica si possono raggiungere grandi risultati e ora vogliono impegnarsi per i più piccoli del Centro. Aiutare il centro ad aiutare altri bambini affinché anche loro possano avere una seconda possibilità…quale migliore risultato potevo aspettarmi da questi anni di lavoro? Quale migliore soddisfazione se non vedere bambini diventati grandi, che  ricordo piccolini con la loro divisa scolastica e  il numero dell’adozione in mano per fare la foto, oggi pronti ad essere i nuovi uomini e le nuove donne del Burkina? Tra di loro inoltre non ci sono solo futuri laureati, medici o ingegneri, ma anche muratori o contadini, che però hanno avuto la possibilità di scegliere e di avere una preparazione alla vita diversa da quella dei loro genitori e oggi, potranno essere contadini o muratori consapevoli del loro futuro senza subirne l’evolversi dei tempi.

Certo non mancheranno le difficoltà, sono tanti anche gli insuccessi, ma questo fa parte del gioco della vita e lo accettiamo coscienti che, grazie a questi potremmo sempre migliorare e crescere insieme a loro.

Commenti (0)

Scrivi commento


busy

Ultimo aggiornamento (Martedì 27 Ottobre 2015 20:57) Scritto da administrator